Dicembre 8, 2024
Sanità: quello che il CNEL (non) dice
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Sanità: quello che il CNEL (non) dice

Il CNEL, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, è visto come un carrozzone. Visione qualunquista e potenzialmente foriera del peggiore spreco: cioè non utilizzare un organismo che, al di là di quanto costa, fornisce dati assai interessanti sullo stato dell’arte della società italiana. 

Così, è quasi caduto inascoltato l’allarme appena dato sulla situazione dei medici in Italia. Facciamo parlare il comunicato stesso del CNEL, scritto in un italiano freddo e imparziale: “In Italia la dotazione di medici di medicina generale (MMG) è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto al 72,8 della Germania, il 94,4 della Spagna e il 96,6 della Francia. È quanto evidenzia il CNEL nella Relazione annuale sui servizi della PA, presentata lo scorso 14 ottobre. Negli ultimi 10 anni il numero di MMG è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, dato previsto in ulteriore peggioramento nei prossimi anni per via dei pensionamenti. Va considerato, infatti, che il 77% dei medici generici è over 54enne. La carenza di MMG riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti è quindi fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di MMG con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa vigente) è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia. Considerando l’insieme del personale medico (generico e specialistico) si arriva in Italia a 423,4 ogni 100.000 abitanti, collocando il nostro Paese al quattordicesimo posto nell’Unione europea. In questo caso la dotazione risulta più elevata rispetto alla Francia (318,3), ma ancora una volta più bassa rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). La dotazione è maggiore al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1). Anche la presenza di infermieri è particolarmente bassa in Italia rispetto al contesto europeo: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania”.

Insomma, ogni medico italiano ha sulle spalle una media di 1300 persone da “curare”, con punte che vanno frequentemente oltre i 1500. Il che spiega quasi meglio di ogni notizia sulla “malasanità” cosa sta accadendo. E dà (a chi vuole intenderla) anche una chiave di lettura al fenomeno deprecabile e inaudito delle aggressioni al personale ospedaliero, della sfiducia totale nel sistema sanitario, a fronte di un incredibile dato di fatto: i nostri migliori giovani medici sono spesso costretti all’emigrazione per impossibilità ad essere assunti. 

Allora ben venga il CNEL, se riesce ad urlare ancora più forte quali sono le contraddizioni che hanno ridotto questo Paese sul lastrico e abitato da milioni di italiani allo sbando e senza più speranza, da quarta potenza mondiale che era appena 30 anni fa. E anche lì, assumiamo giovani che possano studiare come uscire da questa crisi senza fine: se c’è qualcuno da licenziare, cerchiamolo nei bacchettoni populisti, nullafacenti e benaltristi che lo volevano sopprimere.