Tra porto e litorale, sulle strade del noir
C’è una strada che non aspetta. E si dipana tra l’asfalto di Cerveteri e Civitavecchia e le pagine del noir di Roberto Frazzetta, che tra le vie di un pezzo importante della sua vita quotidiana ha voluto ambientare “La strada non aspetta”. Il libro ha già avuto molta eco nella città di Ladispoli e domenica 9 luglio verrà presentato anche a Civitavecchia, presso la libreria Mondadori (viale Garibaldi) alle ore 19.La storia cammina sulle gambe di un Capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri) che infiltratosi in una ‘Ndrina calabrese cerca di disarticolarla dall’interno, ma qualcosa non va secondo i piani… presto si troverà a dover scegliere tra lo Stato che rappresenta e l’antistato di cui è entrato a far parte sotto copertura. Un racconto, questo di Roberto Frazzetta, che tocca in profondo l’animo umano nell’antica dualità tra bene e male, sullo sfondo delle banchine del porto e del paesaggio del nostro litorale. “La strada non aspetta” nasce attraverso i racconti di un Capitano dei Ros che lei ha realmente intervistato. Qual è stata la spinta interna a scrivere questo Thriller? Volevo scrivere una storia che riguardasse personaggi al limite, persone come Nocs della polizia e Ros dei carabinieri che lavorano nella parte oscura, sono sì persone di azione ma anche di formazione. Così un mio cliente mi propose un giorno di prendere contatti con questo Capitano, il quale era stato 5 anni infiltrato in una cosca calabrese. Fu lui a svelarmi alcuni dei retroscena di quella vita. Il problema di queste persone non è tanto infiltrarsi in quei mondi ma è riemergerne. Ad un tratto sconfini nella sottile linea di confine tra il bene e il male, ed i valori di legalità lasciano spazio a qualcos’altro. Entrando in stretto rapporto umano con questi individui li giustificava, per lui è stato molto complesso riappropriarsi dei suoi ideali. Questo mi ha affascinato, l’essere umano quando è netto non mi entusiasma, invece nel libro e nella realtà questo personaggio si trova dinnanzi ad un bivio che gli fa scoprire parti profonde di sé stesso di cui non era a conoscenza. Nel suo personaggio si agitano sentimenti disparati. Amore, odio, vendetta, passione non solo per una donna, ma anche per quegli ideali di giustizia, legalità e senso dello Stato che oggi in pochi hanno. C’è un messaggio etico nel libro? Volevo riprendere a modo mio il messaggio di Anthony Burgess ovvero che l’essere umano deve essere libero di scegliere, in questo caso di scegliere anche il male. Per male intendo quegli aspetti che non sono comunemente condivisi nella società. Che reazione si aspetta da un lettore che si avvicina al suo libro? Tendo a scrivere ciò che amo leggere ed i miei sono tutti racconti forti. Il noir è prima di tutto intrattenimento, quindi mi aspetto che il lettore si intrattenga e si sconvolga. A me per esempio aumenta il battito cardiaco. Soprattutto spero di indurre il lettore alla riflessione, libera dai meccanismi che a volte la società ci impone. Alla fine il mio personaggio di fronte al suo bivio non sceglie né lo Stato né l’antistato… sceglie di andare via per iniziare una nuova vita. Amo l’essere umano che si dà un’opportunità anche in tarda età. Questo non è il primo libro che ha scritto, ma è il primo pubblicato da una casa editrice. Perché secondo lei i libri precedenti non hanno trovato giusto accoglimento? E’ cambiato il suo modo di scrivere oppure la richiesta di mercato? E’ cambiato il mio modo di scrivere ed è stato un processo doloroso perché mi sono forzato a farlo secondo canoni accettati dal mondo dell’editoria. La vena creativa mi avrebbe portato da tutt’altra parte. Però dopo tanti romanzi che nessuno ha mai voluto pubblicare (perché considerati racconti personali), con questo libro ho fatto un lavoro diverso ed ho trovato un giusto compromesso tra le mie esigenze e quelle dell’editore. Lei è un operatore olistico, un musicista, ed uno scrittore quindi una persona poliedrica. Tra queste ed altre passioni, qual è quella che la identifica di più? Quello che dà ritmo alla mia giornata ha a che fare con il mio lavoro da operatore olistico e per anni mi sono identificato con questi abiti. Allo stesso tempo però c’è la permanenza degli altri elementi: ad esempio a casa mia, che è il luogo dove lavoro, ho impianti di musica importanti dove le persone possono godere della buona musica. La scrittura è, tra le tante passioni, quella rimasta sempre un po’ silente ma costante e sempre presente. Forse avevo bisogno di sentirmi riconosciuto in ciò che scrivo: quando una casa editrice decide di pubblicarti chiaramente fa piacere. Non so se tutto questo può essere legato anche alla mia età, ormai ho la giusta esperienza per lasciare le mie sensazioni su carta, evitando con cura ogni forma di autoreferenzialità. E tu hai deciso qual è la tua strada? La stai percorrendo? O il tuo è solo un lento incedere verso un cammino che altri hanno scelto per te? Qualunque sia la tua risposta ricordati che “La strada non aspetta”. Mariangela Capparella