Il trionfo di Elly Schlein e i sorrisi a destra. E’ lei l’anti-Meloni.
Il Partito Democratico, coerentemente sia a livello nazionale che a livello locale, ha scelto il candidato radical chic e green. Evidente il segnale di discontinuità che la sinistra italiana ha chiesto dopo anni di annacquamento in cui la missione del principale partito del centrosinistra è sembrata ambigua. Un primo commento considerando alcuni dati: Elly Schlein ha vinto con il 53,80% dei voti contro il 46,20% di Stefano Bonaccini, il candidato moderato governatore dell’Emilia Romagna dato per favorito alla vigilia. E proprio qui sta il primo dato strano: Bonaccini era arrivato alla “finale” per la corsa alla segreteria democratica dopo aver dominato le primarie dedicate agli iscritti con la maggioranza assoluta oltre il 53%, mentre Elly Schlein era ferma intorno al 35%. Come è stato possibile la clamorosa vittoria di Elly Schlein dopo questi dati iniziali? Facile, le precedenti consultazioni erano riservate solo agli iscritti al Pd, mentre ieri le votazioni erano aperte a chiunque. Facile dedurre che a portare voti alla candidata classe 1984 siano stati i voti “prestati” dal centrodestra, la cui classe dirigente evidentemente individuava in Elly Schlein il personaggio ideale per proseguire indisturbato alla guida del Paese; ma forse potrebbero essersi sbagliati, favorendo la corsa del leader politico antagonista naturale di Giorgia Meloni. Il Capo del Governo che si presenta come donna e madre, cristiana, italiana, “underdog” proveniente dalla periferia romana e fieramente di destra dai tempi del Fronte della Gioventù; il capo del principale partito di opposizione è invece poliglotta, figlia di un accademico americano di origini ebraiche, omosessuale, cresciuta negli ambienti radical chic internazionali e con un idea di futuro molto diversa rispetto a chi l’ha preceduta. Ed entrambe sono donne, quindi lotteranno alla pari anche sul piano della comunicazione. Lo scontro si annuncia epocale. Lorenzo Leoncini